Certe volte ti piglia un certo sesto senso, che non sai neanche tu bene come o perché.
Sta di fatto che la paperella ebbe un presentimento, che in quel container lì non ci doveva finire.
E così come per caso ruzzolò giù dal nastro trasportatore, cadde, fu raccolta. Perse tempo, finì in un'altra scatola, in un altro container.
Quando il cargo perse il carico, trentamila paperelle come lei furono scaraventate in mare.
Fu una fortuna o fu voluto, non si sa. Ma il container si aprì e il carico galleggiante e colorato si disperse.
O meglio, parte si disperse, parte affondò, parte navigò per anni e anni nell'oceano, e fu seguito tracciato e utilizzato per lo studio delle correnti marine.
La nostra paperella, invece, giunse a regolare destinazione, asciutta e ben incellofanata.
Fu regolarmente venduta e regolarmente acquistata.
Prestò regolare servizio in una vasca da bagno di bambini per una settimana o due.
Regolarmente stazionò per alcuni anni sullo scaffale del bagno, assistendo discreta e impolverata ai più intimi e inconfessabili momenti di un paio di adolescenti.
Poi, l'imprevisto (ma era proprio un imprevisto? cosa ti dice il sesto senso?): il trasloco.
La paperella fu temporaneamente riposta in una scatola di cartone, e lì dentro traslocata nel nuovo alloggio, ma in cantina. Temporaneamente. Da allora condivide la scatola, buia e silenziosa, con una barbie senza un braccio, un temperino senza lama, un quaderno senza fogli e alcuni puffi senza puffetta.
Non una vita pessima, beninteso. La compagnia è gradevole e le giornate serene, pur nella loro monotonia.
La vecchia paperella sa di essersi assicurata una lunga, lunghissima esistenza al riparo da ogni rischio e ogni sorpresa. Qualche volta il dubbio l'assale, ma se lo scrolla di dosso, ci ride su e torna a raccontare, come fa spesso, di quella volta che c'è mancato poco che cambiasse vita e che prendesse il mare.