martedì

Panorama




La viuzza dove abita Goffredo è giusto dietro al Tribunale, e giusto ieri era su tutti i giornali per quel crollo della palazzina e per quel poveraccio che c'è rimasto sotto.

L'appartamento di Goffredo è splendidamente ristrutturato, scala di marmo per la terrazza e pareti color porpora e lavabo in granito e mattonelle di quella graniglia moderna, una resina di polveri di pietra con pagliuzze dorate e vetrini che riluccicano.

La viuzza, nella casa scoperchiata ancora dai bombardamenti c'è l'uomo che frigge le panelle, un profumo la mattina presto dalle cinque, che poi le porta a vendere.

La casa di Goffredo, prima della scala di marmo c'è un paravento di cristallo e prima una sala col parquet in wengé e prima una porta blindata e prima di quella sei sulle parti comuni e c'è una scala di graniglia vecchia col corrimano di ferro e prima sei giù nell'androne e devi fare attenzione quando entri che si calpestano gli scarafaggi.
Ma dice Goffredo che quando avran venduto ancora un paio di appartamenti i condòmini si metteran d'accordo e rifaranno le parti comuni.

La viuzza, che è subito dietro al Palazzo di Giustizia dove c'erano Falcone e Borsellino e il Corvo ma era tanto tempo fa, inizia proprio dietro la guardiola blindata, poi ci sono calcinacci e una casa con dei gatti e un mucchio di materassi vecchi, però messi in verticale perché non ci dormano i cani magri. Che però ci pisciano.

L'appartamento di Goffredo, Goffredo l'ha risistemato con i soldi della liquidazione e con la buonuscita che ha ottenuto dall'azienda dopo due anni di mobbing. Solo che poi non ha trovato un altro lavoro e il mutuo lo paga papà con la pensione, che è stato insegnante nella scuola italiana d'Alessandria. In Egitto.

La viuzza, a fianco alla palazzina crollata che c'è scappato il morto, adesso c'è una macchina di guardia con due piantoni. Non è che ci sia molto da curare, ormai. Ma forse per i rilievi, il perito, le responsabilità.

Quando Debbora passa e tenta di fare una foto alla viuzza ai materassi ai cani magri e, in prospettiva, alle transenne, il piantone si irrigidisce e le chiede "E lei che cosa intenderebbe fotografare?"
Niente, la strada, così, perché? Non si può?
"No, sì, sì, si può", fa il piantone. "Ma a che pro?"