venerdì
di lino e seta
E’ che lei, Alina, sui tacchi proprio non ci sa camminare.
Allora dove non arriva la perizia, sopperisce con l’astuzia.
Così ogni volta che mette i tacchi prende la bicicletta.
E riesce ad arrivare al lavoro senza mai inciampare. Salvo qualche rischio ai semafori.
Stavolta il tacchetto è un po’ rischioso perché è a spillo. E abbinato a gonnellino in taffetà.
E fa caldo, e così Alina toglie la giacchetta e pedala in canottiera.
Quando arriva al lavoro scende, parcheggia al palo e mette la catena.
Ma c’è una bicicletta tutta storta e sgangherata, che è caduta.
E’ sempre stata lì, da anni, abbandonata al palo.
Ora è per terra e non si passa più sul marciapiede.
Alina armeggia per tirare su il rottame incatenato, ma senza compromettere l’abitino.
Interviene un signore gentile in suo aiuto.
Lei tutta sbieca col tacchetto nel cemento, lui in gessato di lino grigio chiaro.
Sorride, le dà una mano. Acrobatici per non sporcarsi rialzano la bicicletta lungo il palo.
Lei dice “almeno qualcuno si prendesse i pezzi, visto che nessuno si riprende la bicicletta”.
Poi si rende conto di come è vestita. Poco.
Lui scuote le mani dalla polvere, e si allontana. Uno sbaffo di grasso sul gessato.
Sorride ancora e si volta un poco, con quella faccia da Direttore.