martedì

Una storia a memoria


I racconti della nonna bambina, la vita in campagna, le oche il maiale, la guerra. La casa che non c'era più, bombardata. I pochi averi sotterrati prima di partire, scomparsi.

La bisnonna sul carro bestiame che li portava al campo adottò una bambina rimasta sola. Ne aveva già otto, d'altronde.

Le bambine le misero a lavorare ai telai. La direttrice della fabbrica, austriaca, insegnò loro a dire grüßgott.

Quando fu spostata alle cucine, la madre le cucì una tasca nell'interno della gonna, per rubare la polenta.

La nonna bambina nascondeva la polenta nella tasca interna della gonna, per portarla ai fratelli. Tutta la vita le restarono i segni delle ustioni. 

Già prima delle leggi razziali avevano dovuto italianizzare il cognome. 

Istriana, quando finì la guerra per entrare profuga in Italia dovette dichiarare di essere cattolica.


Ancora cinquant'anni dopo, diceva con orgoglio e forse giustificazione: il nostro non era un campo di sterminio, era un campo di lavoro. 

Si vede che il lavoro, laggiù, l'aveva fatta sentire libera.