venerdì

Cosa cerchiamo, se non un #Segno?





 


Sono partita dal mare e sono salita per le montagne, dalla pietra al ghiacciaio in cerca di un Segno.

 

Ho appreso il mito attraverso Omero e Dante e Leucò, con Alice attraverso lo specchio e nelle parole in corsa con Molly Bloom, con Gilgamesh e Arjuna e Lenin, con Elettra e Ofelia e Lolita.
 


Sono stata a Uluru ad assorbire la potenza magnifica della Terra, a Ground Zero e a Pompei a misurare la falsa grandezza dell'Uomo, ho navigato sull'Oceano e sul fondo del mare ho danzato tra i coralli.


Ho viaggiato orientandomi tra le mappe camune il cui senso è perduto e ho girato le vie del mondo nelle foto mandate agli amici da una stazione spaziale orbitante.

 


Ho inseguito la pietà tra le vittime invisibili, tra i bambini gassati in Siria e sui fondali di Lampedusa. Ho letto "Elōhē ṣĕbā’ōt" e "Arbeit macht frei". Ho visto l'impronta di Armstrong sulla Luna e un ragazzo davanti ai tank a Tienanmen.


Ho decifrato i tatuaggi tribali e i papiri ermetici. Le maschere africane e i numeri arabi. La Qabbalāh e gli alfabeti fenici. I calendari maya, i cerchi nel grano, la sfinge e la haka, il tilak e l'i-ching.


Ho studiato le grammatiche di tutte le lingue, le storie di tutti i popoli, il gesto di tutti gli artisti. I passi di danza, i simboli magici. I salmi e le suwar. Lo yin e lo yang, l'io e l'es, la sostanza e la forma, il Corano e la Bibbia. I parerga e i paralipomena.
 


Cosa resterà di noi, amici miei? Tutto, perfettamente registrato e indicizzato. Eppure nulla, neppure il più piccolo #segno.