martedì

Provati per voi: l'apparenza


Quindi facendo finta che non sai parlare ti metti un dito in bocca, l'anulare.
Dirigi una quinta qualsiasi, sposti i tre vasi come le tre carte, mi metti a parte di una confidenza senza vocali e senza consonanti.
Tiri con gli occhi chiusi sull'atlante l'indice come un pulsante, accende una nazione in cui mi sa che a quest'ora o è notte piena o molto nuvoloso. 
Pieghi la schiena: cala il tuo sipario di capelli sopra l'armamentario voluttuario, quindi ti sollevi in mulinelli dall'indaco e il blu di Prussia profondissimo.
Ti rilassi bussando tristemente assorta sopra una porta che non c'è per niente: la spingi che era aperta.
Mi racconti come un capogiro i fatti, i posti pieni di respiro. Mi presenti un regalo ed attraverso ci vedo le tue mani contenenti. Lo scarti: prima sciogli questi fiocchetti inestricabili, ti imbrogli e fai cadere e credere. In un danno incalcolabile e l'aria vulnerabile raccogli. 
Incolli l'invisibile e d'improvviso scrolli in gocce questa scena, fai la feroce coi baffi (che non hai) da puma, sulle guance gonfiate fai la precoce che scarica un gran volume d'indolenza incendiaria.
Quindi sei l'avversaria di un arioso colosso pugilatore, poi mormori indecenze senza parole a un confessore, lo respingi in sequenza d'inseguimento: infili il bancone, ti scansi di lato, fai la ricognizione se ha fatto centro il precipitato.





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