Asfalto liquido.
Si annaspa nel caldo, in città.
E quel che è peggio, signora mia: è caldo umido.
Lei si conserva chic ciononostante, gonnellino e tacchetti.
Seta.
Stremato lui: in lino, acconsente a portarla al ristorante.
Lei avanza lieta ed elegante, ma un po’ a scatti.
E’ il tacchetto che le affonda nelle sabbie mobili d’asfalto.
Sul marmo liscio del localino sushi, sorridente scrollandosi la chioma fa un controllo. Coda dell’occhio.
Metà dei tacchi, la parte in gomma, si è perduta: conglomerata nel marciapiedi.
Sui chiodi dei mezzi tacchi rimanenti, lei: incede in bilico sulle capocchie. Rischiando scivoloni.
In equilibrio pare a suo agio, però.
Per via dell'abitudine.
Agli scivoloni. Alle capocchie. Alle mezze tacche.