mercoledì

Le giovani promesse



“E così voi sareste le sportive, eh? O fate finta?”. Le guarda con condiscendenza e ride.
La giovane risponde, già piccata. “Sportive vere, sportive vere, certo!”. “E cosa fate, bimbe belle, ditemi cosa sapete fare, fate le gare? E le vincete, forse?”.
La campionessa in erba già si offende, comincia a dire, sta già per diventare stridula. L’altra, un po’ più in età, la ferma sorridendo.

Bisbigliano. “siamo ospiti, in fondo, sta’ tranquilla” “ma che si crede, questo, che solo perché siamo femmine... cosa ne sa, poi... tu lo conosci?” “l’ho già visto, è uno qui che fa lavori di fatica, sarà il solito caratteristico del posto, dai, lascialo fare”.

A guardarlo, lui, diresti che di fatica ultimamente ne fa meno. O che la fa più volentieri a tavola. E’ grande e alto e deve essere stato ben forzuto. Ma ora, almeno, si è un po’ rilassato, pare. Che pancia! Quanto deve pesare!

E appesantendosi dev’essersi addolcito: con gli anni. Chissà quante ne ha viste, come queste due. Sorride più bonario e chiede, chiede. Le fa parlare. Le invita a pranzo, pure. Pranzo frugale: quattro spaghetti, una birra, del salame. Cucina lui, però.

E poi racconta. Dei ragazzini della scuola, dei principianti qui del posto, del più, del meno, di gente nota dell'ambiente, che lui ne parla come se li conoscesse bene.

Le invita ancora, se vogliono tornare: domani dopo gli allenamenti: salamelle al barbecue ed ogni bendidìo a fiaschi.

Chissà davvero se è sempre stato poi così arrendevole e paziente. Non lo diresti pensando al suo passato. Quattro olimpiadi, di cui due bronzi. Portabandiera alla parata inaugurale. I titoli mondiali. Chissà quante ne ha viste come queste due, quand'era allenatore della nazionale.