Sono giornate calde. Lo stress, il logorio della vita moderna. Il traffico. Samira ne risente al punto che una mattina le prendono le palpitazioni. Un tuffo al cuore un giramento di capo. Un salto in farmacia, un consiglio: pronto soccorso.
Si sente un po' abusiva, solo per un capogiro e una palpitazione. Ma sono solerti e subito le fanno elettrocardiogramma e la instradano agli ulteriori controlli.
Nel corridoio del prontosoccorso sulle lettighe appoggiate ai muri una signora molto anziana con figlia generi e parenti di conforto. Un ragazzo col piede gonfio caduto dal motorino, non smette di ripassare per l'esame che darà col gesso. Un uomo grasso col pantalone rotto e la camicia celeste tutta sporca di mercurocromo, lo sguardo un po' disorientato tra lettighieri e personale indaffarato.
Lungo il corridoio su un'altra lettiga appoggiata lì per lì, Samira non può fare a meno di notare la bellezza di un uomo nero, muscoloso e lucido. I ricci a dreadlock appena accennati, ben curati, la calma caraibica della posa, gli occhi chiusi, il fisico fortunato. Forse un cantante, un fotomodello, uno sportivo.
Deve aver avuto un'avventura micamale, Samira non può fare a meno di pensare, vedendo la coperta termica sotto la lettiga, malgrado il caldo, stropicciata come la carta delle uova dopo pasqua.
La portano in radiologia, esami di prammatica. Prelievo del sangue, visita cardiologica. Niente di grave, signorina, solo qualche extrasistole. Beva molto e si riposi e stia attenta al caldo. Lo stress. La vita moderna. Il traffico.
Ripassa in corridoio tra infermieri frettolosi e parenti inopportuni. Non può fare a meno di notare la calma silenziosa con cui sul volto del giovane caraibico è stato tirato, senza riuscire a coprire i dreadlock, un lenzuolo bianco.