martedì

vecchi amici


Questa sera ho portato mio papà alla mostra di Ugo Mulas.
Che erano amici quando erano giovani e figli di operai che avevano voluto il figlio dottore e li avevano mandati in città per lavorare.

Poi uno ora è famoso ma è morto a quarantanni e l’altro si sente vecchio ma si ricorda e non sembrava né commosso né emozionato ma solo un po’ dispiaciuto che i suoi amici di quei tempi non ci sono più.

Abbiamo guardato l’ambiente dei creativi e dei presenzialisti e abbiamo concordato che è sempre la stessa fuffa di quella volta là.
Papà è un tipo sobrio e in mezzo a tutti questi ha citato Aristotele e mi ha spiegato che siamo talmente abituati a disprezzare l’accidente che ci dimentichiamo che è indissolubile dalla sostanza e che è tramite questo che essa si rivela.

Io ho sempre paura di perdere le cose importanti in mezzo al fango dell’accidente.
Ma lo so che se è importante non si perde, alla fine non si perde niente.

Guardando tutte quelle foto di artisti celebri che c’era anche mio papà quando le facevano ma non sapevano che cosa sarebbero diventati, abbiamo evitato la riflessione ovvia che a volte ti passano accanto momenti storici che nemmeno te ne accorgi perché sei troppo impegnato a guardare le tue miserie.

Papà dice spesso: perché essere piccoli, quando si può essere miserabili? ma non lo dice mai a proposito di sé.