sabato

Provati per voi: l'eroismo





Ma ci dica, ci dica. Ci faccia ascoltare direttamente dalla sua voce la testimonianza questa vicenda che ha dell'incredibile.
Mah, guardi. Tutto è cominciato come una serata normale. Eravamo stati al mare, in spiaggia, sa, come al solito. Poi siamo passati a casa per farci una doccia e cambiarci prima di cena.

Dunque in quel momento nulla lasciava presagire quel che sarebbe accaduto.
Ma no, no, niente le dico. Una serata normale. Il solito andirivieni per casa, i turni per la doccia, le scaramucce per l'acqua calda che non bastava mai per tutti. Hai visto la mia camicia pulita, non girare senza ciabatte, le solite cose.

E poi?
Niente, ci siamo vestiti e siamo andati a cena. Solito posto, dove fanno la farinata che ci piace tanto, che non prendono prenotazioni e c'è sempre da aspettare fuori.

Ed è lì che accade il primo fatto. Attenzione perché è importante.
Sì, esattamente. Eravamo lì in piedi ad aspettare il nostro turno, quando lui mi dice che deve avere qualcosa sotto un piede, una spina forse, che gli fa male. Io mi preoccupo un pochino, chiedo da quando, e se fa tanto male.

E lui? Come le è parso: spaventato, agitato?
No, no. Tranquillo. Mi disse che doveva essere in un punto in cui camminando non c'era pressione ma che a star lì fermo in piedi gli dava fastidio.

Come ha reagito? Ha saputo non perdersi d'animo?
Beh no, lì per lì non sapevo di cosa poteva trattarsi. Gli ho detto di appoggiarsi a una panchetta davanti alla trattoria (ho dovuto chiedere spazio ad altri avventori in attesa), di togliere la scarpa e di sollevare il piede.
In ginocchio, nella poca luce della strada ho cercato quella che avrebbe dovuto essere una spina.

Ed è stato lì che ha capito? Cos'ha fatto allora?
Ho avuto un sospetto, sì, ma non la certezza. Qualunque cosa fosse era troppo grande, troppo dura e troppo invisibile per essere una spina. Ho pensato che lì dove eravamo non c'era possibilità di intervento ma che non era il caso di seminare il panico..
Ho mantenuto il sangue freddo e un'apparente tranquillità e gli ho chiesto se poteva aspettare fino a quando fossimo a casa, e se sarebbe riuscito a camminare senza appoggiare il tallone.

Che formidabile intuito! E lui?
Lui era tranquillo, o almeno sembrava. Comunque non poteva sapere.
Ha cenato spensieratamente e poi siamo tornati a casa. Ho dovuto ricordargli più volte di non appoggiare il piede ma lui minimizzava.

Ed eccoci all'ultimo atto dell'incredibile impresa.
Cos'è accaduto una volta a casa?
 
E' stato il momento più delicato. Ho acceso tutte le luci e aiutandomi con una torcia per illuminare meglio e con un paio di pinzette, con molta calma e pazienza sono riuscita a estrarla.

Quindi quello che si pensava una banale spina era invece...
Una scheggia di vetro!
Precisamente. Era conficcata nel tallone e quasi non si riusciva a vedere, non è stato facile con le pinzette agguantarla sotto la pelle.
Ma poi una volta presa, si è lasciata estrarre con dolcezza.

Che coraggio, che semplicità, che modestia! Lei lo sa che il mondo l'ammira per questo?
Ma ci dica, ci dica. Come ci si sente ad essere un eroe? 
Ma no, ma no, niente. Davvero. Son cose che si fanno col cuore.