Ed ecco una giovane signora, con piumino ai trequarti ombrello e stivalone.
Fa già buio e le luci gialle si confondono nel cielo giallo e nell'acqua gialla dei riflessi della neve.
Con la mano libera dall'ombrello tiene un bimbetto sui tre anni.
Lui ha un cappello da zorro e uno strascico luccicante nero e zuppo sotto il cappottino imbottito.
Armeggia con palloncini affusolati e arrotolati che devono essere stati un cane, un gatto o un girasole. Qualche ora fa, alla festa dell'asilo.
Alla sua destra uno più grande, ne avrà già cinque, e uno un po' più piccoletto.
Sbaffi di trucco verde e bianco sulla faccia, pantaloni a pois l'uno, verde ranocchio l'altro.
Anche loro palloncini e un ombrellino che non copre lo zaino, su cui spiove la neve.
La signora li trascina giù dal marciapiede e su sul successivo, cercando di guadare le pozzanghere ed evitare i cumuli.
Dietro al gruppetto arranca l'ultimo. Parlotta e canticchia tra sé mentre segue a distanza distrattamente il gruppo.
E' minuscolo, ha un berretto da gatto e le righe dei baffi sul musetto. Per trasportare più palloncini che può, trascina l'ombrello a pancia in su.
Zampette nelle galosce, pantaloni alla zuava. Entra deciso nella pozzanghera, fino alla coscia.
Raggiunge gli altri allegramente fradicio. Insieme si fermano. Silenzio. Studiano attoniti la Madre di tutte le pozzanghere, guardano Mamma e aspettano il da farsi per passare.
Però, passa una macchina a tutta velocità.
(Peraltro, anche i miei anfibi non tengono l'acqua)