Non è per il ragù. (Per quanto: ragù alla bolognese: di vecchia scuola).
Ma è per la pasta.
Se le tagliatelle di Mirco Baccetti ti conquistano al primo assaggio, è per la pasta. Tirata in casa - o meglio - in trattoria col mattarello.
E te ne accorgi al primo assaggio: qui più velate, qui più spesse, qui più morbide qui appiccicate dense l'una all'altra.
Tagliate a mano, si vede: irregolari. Si sente al palato.
Son cinquant'anni che Mirco Baccetti le tira così: sempre dritte e ben nette, ma un pochino irregolari di spessore. Un vezzo.
Che quando le giri sulla forchetta ti si attorcigliano di loro voglia: più aderenti dove è sottile, più dispettose dove la pasta difende ancora la propria forma.
E' un'arte, quella di Mirco Baccetti, irregolare. Tira la pasta come il suo passo, sempre danzante e un po' ganassa.
Quasi due metri di bolognese, un po' appesantito dalla pancia, dagli abbondanti settanta, dalle cambiali.
Due battute agli avventori abituali, dialetto stretto. Sempre più pochi da quando non si fa più la leva, e alla caserma Piave dirimpetto non gira più il CAR. Sempre più pochi: gli altri, li ignora.
Ma sempre cortese traversa la sala con quella danza, a servire i piatti. La pancia sporge sopra il grembiule. Completo bianco da sempre: sotto, niente mutande.
A mezza serata già più non regge. Si accascia in un angolo, forse sospira. Forse pensa al calcio, un'altra partita regalata. O che neanche quest'anno potrà cambiare il bancone.
Anche la Carmen non ne può più. Cinquant'anni di tiramisù. Della casa, eh: col mascarpone. Si spina una birra, si slaccia un bottone. E se ne frega. E alza il volume. Che c'è Sanremo in televisione.