E' una figura tipica dei miti Bar-Bòn quella del trovatore-di-beni. Il trovatore-di-beni si distingue dal cercatore-di-beni tipico della mitologia centrometropolitana perché, mentre quest'ultimo adopera i propri gesti rituali nella ricerca di oggetti preziosi, prevalentemente nelle tasche e nelle borse altrui e sovrattutto sui mezzi pubblici nelle ore di punta, al contrario il trovatore-di-beni applica una ritualistica coreograficamente minimale.
Nei pomeriggi di tardo autunno, per esempio, si aggira nella steppa periferica scrutando il suolo con mistica concentrazione.
Gesto tipico del trovatore-di-beni è il Triplice Giro. Il Triplice Giro riprende un'atavica danza rituale e consiste nel girare per l'appunto tre volte intorno ad ogni posteggio di moto e scooter, sollevando e abbassando lo sguardo ed il capo tra la terra e le selle.
Questo movimento continuo e oscillante viene talvolta interrotto da gesti repentini, in cui il trovatore-di-beni si china improvvisamente, tocca il suolo con gesto chiaramente apotropaico, e spesso si rierge impugnando un guanto in finta pelle, un accendino o un frammento di portachiavi.
Il trovatore-di-beni non si impadronisce mai di beni altrui, ma solo di beni che lo sono stati e non lo sono più. In questo senso la letteratura generale ne riconosce il valore antropologico di anello di congiunzione tra la società dei raccoglitori, post-nomade, e i prodromi della società agricola e stanziale.
Tipico l'abbigliamento rituale del trovatore-di-beni, caratterizzato da copricapi di lana infantili, sciarpette di seta e guanti di colori differenti.